Impianto Elettrico di un Appartamento

In questo articolo verrà analizzata nel dettaglio la progettazione e la realizzazione dell’impianto elettrico (inteso come illuminazione e prese FM) a servizio di un appartamento adibito a civile abitazione.

Poiché le considerazioni riportate sono svolte locale per locale sulla base della sua destinazione d’uso (cucina, soggiorno, camera da letto, ecc.) e della sua superficie, queste possono essere tranquillamente estese ad abitazioni più ampie quali villette unifamiliari e bifamiliari.

In merito alle dotazioni impiantistiche di un’unità abitativa si ricorda che a partire dal novembre 2012 è entrata in vigore la settima edizione della norma CEI64-8 in cui le prestazioni degli impianti elettrici residenziali sono diventate oggetto del capitolo 37 “Ambienti residenziali – Prestazioni dell’impianto”.

Detto capitolo si riferisce agli impianti elettrici delle unità immobiliari situate in
condomini o in villette mono o plurifamiliari e fornisce prescrizioni “addizionali” ai fini delle prestazioni. Esso si applica a:

– impianti nuovi;

– rifacimenti completi di impianti esistenti, ma solo se eseguiti in occasione di ristrutturazioni
edili dell’unità immobiliare.

Sono invece esclusi:

– i servizi condominiali;

– le unità abitative ubicate in edifici pregevoli per arte c storia, soggetti al D.Lgs. n. 42/2004.

La trattazione si svilupperà con un criterio logico-sequenziale e riguarderà:

– determinazione della potenza elettrica necessaria;

– montanti;

– quadri elettrici;

– giunzioni e collegamenti elettrici;

– definizione dei livelli impiantistici e prestazioni richieste;

– indicazioni pratiche per la realizzazione dell’impianto elettrico.

5.1. Determinazione della potenza necessaria

In fase di progettazione un aspetto molto importante è rivestito dalla determinazione della potenza assorbita dall’impianto che andremo a realizzare. Purtroppo molte volte non è possibile conoscere con esattezza i carichi presenti e bisogna adottare criteri approssimativi di valutazione. Nel seguito vengono riportati le tre metodologie principali (metodo analitico, metodo parametrico, metodo della potenza impegnabile). Detti metodi, come meglio evidenziato più avanti, restituiscono valori analoghi ampiamente confermati dall’esperienza.

5.1.1. Metodo analitico

Le utenze a servizio di un appartamento sono pressoché standard e perciò facilmente prevedibili.
In particolare:

– forno elettrico: 1,5 kW;

– frigorifero: 0,3 kW;

– lavatrice: 2,2 kW;

– lavastoviglie: 2,4 kW;

– piccole utenze (TV. PC, caldaia,  ecc.):   0,5 kW/utenza;

– eventuale cucina ad induzione:    1,5 kW.

Per quanto riguarda l’impianto di illuminazione, la potenza assorbita è chiaramente proporzionale, oltre che alla tipologia di sorgenti luminose utilizzate, alla superficie dell’abitazione: si può pertanto ricorrere ad un indice parametrico che considera una necessità di potenza pari a circa 10 W/m2 (ad esempio, per un appartamento di 100 m2, è necessaria una potenza per l’illuminazione pari a 1.000 W).

Analogo discorso vale per la potenza necessaria al condizionamento degli ambienti (ove
questo non sia di tipo centralizzato). L’indice parametrico del condizionamento è più variabile di quello legato all’illuminazione e va da 20 a 35 W/m2.

E del tutto evidente che la potenza convenzionale richiesta per alimentare un gruppo di utenze è di regola inferiore alla somma delle potenze nominali delle singole utenze in quanto non tutte le utenze vengono utilizzate contemporaneamente. L’effetto riduttivo della non contemporaneità è tanto maggiore quanto maggiore è il numero delle utenze non contemporanee. Per tenere conto della non contemporaneità dei picchi di carico, si introduce il fattore di contemporaneità Kt. Per fattore di contemporaneità di un gruppo di carichi si intende il fattore che applicato alla somma delle potenze di dimensionamento dei carichi afferenti ad un nodo dà la potenza di dimensionamento sufficiente ad alimentare il nodo.

Poiché inoltre in molti casi si installano componenti che assorbono una potenza variabile durante il loro ciclo di funzionamento e solo in poche fasi pari alla nominale (ad esempio una lavatrice), è necessario introdurre un ulteriore coefficiente riduttivo denominato “di utilizzazione” e indicato con la sigla Ku. In definitiva, ai fini della determinazione della potenza di dimensionamento, un carico, anche se variabile, viene approssimativamente rappresentato come un carico costante di potenza convenzionale uguale alla potenza nominale ridotta del coefficiente di utilizzazione.

Tipo di utilizzatore Ku
Apparecchi illuminanti 1
Motori da 0.5 a 2 kW 0,7
Motori da 2 a 10 kW 0,75
Carichi resistivi (forni, stufe elettriche, ecc.) 1

Tabella 5.1. – Coefficienti K„ tipici

Pertanto, la potenza necessaria all’alimentazione di un complesso generico (e non solo di un’a-
bitazione o di un appartamento) può essere stimata come:

P= Kc * (Ku1*Pn, + Ku2*PN2+ Kun*PNn)

Dove:

P = potenza necessaria;

Kc= coefficiente di contemporaneità;

Kux = coefficiente di utilizzazione della singola utenza (utenze che vanno da 1 a n);

PNx = potenza nominale della singola utenza (utenze che vanno da 1 a n).

Valutare gli effetti del tipo di ciclo di lavoro e della contemporaneità spetta al progettista. In assenza di migliori indicazioni, per tipologie di carico si può fare ricorso ai valori tipici previsti dalle Norme (CEI 11-35 app. B) e riportati nella tabella seguente.

Unità abitative individuali
(villette)
Edifìci civili uso abitazione
(appartamenti)
Illuminazione 0,66 0,75
Cucine 1-0,3 1 – 0,8 – 0,6
Scaldabagni 1 1
Prese 1-0,2 1-0,2

Tabella 5.2. – Coefficienti Kc tipici

Laddove in una cella della tabella compaiono diversi valori, si intende che per quel tipo di
utenza, il primo valore è applicato al campione di maggiore potenza, il secondo valore al secondo
campione più grande e l’ultimo valore a tutti gli altri campioni. Ad es. per le utenze di una cucina
di un appartamento, all’utenza più grande si applica il coefficiente di contemporaneità Kc = 1, alla
seconda 0,8 ed a tutte le altre 0,6.

Particolare attenzione deve essere posta ai Kg delle prese, per i quali possono essere a volte più
sensati valori molto più ridotti (es. 0,05 — 0,1): infatti spesso la proliferazione delle prese è principalmente dovuta a comodità di predisposizione in punti diversi, più che a necessità di potenza.

Applicando quanto sopra ad un appartamento di circa 100 m2 dotato, oltre che utenze classiche,
di 2 televisori, un personal computer, una caldaia e privo di cucina ad induzione, avremo:

– Potenza necessaria per illuminazione: 1000 W (determinata col coefficiente parametrico);

– Potenza complessivamente installata: 8,5 kW;

– Massima potenza assorbita dalle utenze collegate alle prese: 2,4 kW (lavastoviglie);

– Potenza assorbita dal carico maggiore tenendo conto di Ku pari a 0,75 = 1,8 kW (lavastoviglie = motore da 2 a 10 kW);

– Carichi rimanenti collegati alle prese: 6,1 kW di cui il forno elettrico (1,5 kW) a Ku = 1 (ca-
rico resistivo) e tutti gli altri elettrodomestici ( 4,6 kW) a Ku = 0,7 (motori di potenza fino a
2 kW);

– Potenza assorbita dai carichi rimanenti collegati alle prese tenendo conto di Ku: 4,7 kW;

– Potenza assorbita dalle utenze collegate alle prese (su base della tabella) = (1 8 * 1)+ (4 7 *
0,2) = 2,8 kW;

– Potenza necessaria = Potenza luce + Potenza prese = 1 kW + 2,8 kW = 3,8 kW.

Nota: utilizzando il Kg indicato per le cucine nella tabella 6 anziché quello indicato per le prese si sarebbe determinata una potenza leggermente superiore.

In base all’analisi svolta sarebbe pertanto necessario disporre di una fornitura di energia elettrica avente potenza contrattuale pari a 4,5 kW (i valori standard contrattuali per utenze domestiche monofase sono 1,5 – 3 – 4,5 – 6 kW). In realtà per un appartamento come quello considerato, solitamente viene stipulato un contratto con l’azienda distributrice di soli 3 kW. Questo perché viene demandata all’utente la riduzione del coefficiente di contemporaneità dei carichi (tutti sanno che con lavatrice in funzione non si devono utilizzare il forno o la lavastoviglie) al fine di evitare il distacco dell’energia elettrica da parte del limitatore del gruppo di misura (si ricorda che è consentito un esubero di potenza pari al 10% di quella contrattuale senza che intervenga il distacco automatico da parte del sistema di limitazione del gruppo di misura).

Nota: esistono anche sistemi di distacco automatico dei carichi che, in caso di assorbimento di potenza
maggiore di quello impostato, procedono a disalimentare le utenze con scarsa priorità (lavatrice, lavastoviglie, forno e così via) lasciando alimentate quelle ad alta priorità (frigorifero, congelatore, ecc.).

5.1.2. Metodo parametrico

In alternativa al metodo analitico, per la determinazione della potenza necessaria si può fare
riferimento ad indici specifici che tengono già conto dei coefficienti di utilizzazione e di contemporaneità. Questi indici sono largamente approssimativi e vanno usati con estrema cautela. La tabella seguente riporta gli indici specifici di tipo superficiale W/m2 più comunemente usati per l’edilizia residenziale e terziaria.

Tipo di utenze W/m2
Illuminazione 10-15
FM generica 15-30
Condizionamento 20-35

Tabella 5.3. – Potenze parametriche tipiche

Considerando l’esempio dell’appartamento di 100 m2 indicato nel paragrafo relativo al metodo
analitico, avremo una potenza necessaria di valore compreso fra 2,5 kW e 4,5 kW.

5.1.3. Metodo della potenza impegnabile

Il capitolo 37 della norma CE1 64-8 richiede infine che l’impianto sia dimensionalo per una potenza impegnabile (massima potenza che l’impianto è in grado di alimentare) pari a:

3 kW, se la superficie interna calpestabile dell’unità abitativa, esclusi cantina, box e soffitta,
è inferiore a 75 m2;

– 6 kW, se la superficie interna calpestabile dell’unità abitativa, esclusi cantina, box e soffitta,
è superiore a 75 m2.

Per l’appartamento di 100 m2dei casi precedenti è necessario pertanto considerare una potenza di 6 kW.

V 5.2. Montante elettrica e di terra

Per montante si intende la conduttura che raccorda il gruppo di misura dell’ente distributore con
il quadro generale dell’abitazione. La definizione include pertanto:

– avanquadro contatori;

– tubazione di raccordo;

– cavi.

Inoltre, qualora il collettore principale di terra fosse in un locale diverso dal vano contatori, risulta necessario predisporre un conduttore che raccordi quadro generale di appartamento e impianto di terra del complesso (montante di terra). Per razionalizzare la distribuzione impiantistica, il percorso delle montanti elettriche è solitamente comune a quello delle montanti relative a impianti ausiliari, telefonici e condutture a servizio del vano scala (nel caso di complessi condominiali).

5.2.1. Avanquadro contatori

L’avanquadro contatori è solitamente costituito dal dispositivo di protezione del montante (interrut-
tore magnetotermico o magnetotermico differenziale) e dal relativo centralino di contenimento e deve
essere raccordato con il gruppo di misura mediante una conduttura di lunghezza inferiore a 3 metri.

Nota: talvolta l’avanquadro contatori viene denominato anche “quadro di montante”.

L’installazione dell’avanquadro contatori è finalizzata ad ottenere la protezione contro i contatti indiretti, contro il sovraccarico c contro il cortocircuito della conduttura montante. Può pertanto essere omesso se:

1 ) tra gruppo di misura e primo dispositivo differenziale di impianto non sono presenti masse
(utilizzo di tubazioni non metalliche e quadro generale in materiale plastico);

2) il montante è protetto contro il sovraccarico dagli interruttori a valle e non attraversa luoghi a maggior rischio in caso di incendio;

3) il montante è protetto contro il cortocircuito dall’interruttore magnetotermico installato
all’interno del gruppo di misura dell’energia elettrica.

La condizione 3) può determinare tuttavia una serie di criticità legate al fatto che, anche se all’interno del gruppo di misura è installato un interruttore magnetotermico, l’ente distributore si riserva
la facoltà di sostituirlo con un interruttore di manovra (sezionatore) lasciando così la montante priva
di protezione contro il cortocircuito. È pertanto consigliabile installare sempre un avanquadro contatori in prossimità del gruppo di misura dell’energia elettrica al fine di non dover intercorrere in problematiche future legate alla modifica degli assetti distributivi dell’ente fornitore.

Nella scelta dell’interruttore magnetotermico è necessario soddisfare le seguenti condizioni:

– deve essere in grado di alimentare l’utenza senza scatti intempestivi;

– deve essere in  grado di proteggere il cavo contro il sovraccarico;

– deve essere in grado di proteggere il cavo contro il cortocircuito;

– deve presentare un potere di interruzione idoneo al punto di installazione.

Per quanto riguarda i primi tre punti è sufficiente fare riferimento alle regole generali per il dimensionamento dei cavi. Per quanto riguarda invece il potere di interruzione che l’interruttore deve presentare si può prendere in considerazione la norma CEI 0-21 di recente pubblicazione. Detta norma ha standardizzato i valori di corrente di cortocircuito nei punti di consegna BT dell’ente distributore secondo i seguenti criteri:

– 6 kA per le forniture monofase;

– 10 kA per le forniture trifase per utenti con potenza disponibile per la connessione fino a 33 kW;

– 15 kA per le forniture trifase per utenti con potenza disponibile per la connessione superiore a
33 kW;

– 6 kA per la corrente di cortocircuito fase-neutro nelle forniture trifase.

Se si decide inoltre di equipaggiare l’interruttore alla base del montante anche di protezione
differenziale, è opportuno che questa sia selettiva con le protezioni differenziali installate a valle.
Si ricorda che per garantire la selettività di due dispositivi differenziali in cascata è necessario che quello a monte sia di tipo selettivo o con ritardo intenzionale e presenti una Idn pari ad almeno 3 volte quella del dispositivo a valle.

5.2.2. Tubazioni di raccordo

Occorre predisporre una o più sedi verticali per alloggiare i montanti. Tali sedi devono essere
previste su pareti che siano costantemente affacciate su spazi comuni, senza transitare all’interno

di unità immobiliari e senza creare quindi servitù in caso di disservizi e di relative ispezioni. Vengono pertanto solitamente disposte in corrispondenza di corpi scala e sui pianerottoli di accesso alle unità immobiliari. Non è permesso utilizzare i vani corsa degli ascensori per il passaggio delle montanti.

Ai fini del dimensionamento dei vani occorre tenere presente che ai piani vanno installate cassette di derivazione e giunzione cui bisogna riservare lo spazio necessario. Le cassette di derivazione, se dotate di idonei setti separatori, possono essere comuni a più tipologie di impianto (elettrico,ausiliari, TV, telefono, ecc.).

Le dimensioni delle cassette possono essere determinate sulla base della seguente tabella:

Dimensioni interne miti
(Lxhxp)
Predisposizione
numero scompartì
Numero massimo tubi attestabili
<I>25 0>32 0>40 0>50
300x150x70 3 16 10 6 4
390x150x70 4 20 12 8 5
480x160x70 3 24 16 10 6
520x200x80 3 32 20 ..

12

8
520x300x80 6 32 20 12 8

Tabella 5.4. – Dimensionamento delle scatole di derivazione

Le dimensioni delle cassette sono indicative e possono variare da costruttore a costruttore; il
numero di tubazioni attestabili è ricavato sull’ipotesi di garantire uno riempimento della cassetta non
superiore al 50% una volta infilati i cavi ed effettuate le giunzioni.

Nel caso di tubazioni di più diametri afferenti contemporaneamente ad una cassetta di derivazione (come probabilmente accade sempre), è sufficiente fare una proporzione fra la superficie occupata dai tubi. Indicativamente si può fare riferimento alla seguenti equivalenze:

– n. 1 tubo <1> 50 mm = n. 4 tubo <1> 25 mm = n. 2,6 tubo O 32 mm = n. 1,6 tubo <ì> 40 mm;

– n. 1 tubo <l> 40 mm = n. 2,4 tubo i> 25 mm = n. 1,6 tubo 32 mm;

– n. 1 tubo <i> 32 mm = n. 1,6 tubo 4> 25 mm.

Se ad esempio è necessario dimensionare una scatola di derivazione per attestarvi 3 tubi da 32
mm, 3 tubi da 40 mm e 2 tubi da 50 mm, in base alle equivalenze sopraindicate avremo che:

– n. 3 tubi da 40 mm = 3 x 1,6 tubo da 32 mm = 4,8 tubo da 32 mm;

– n. 2 tubi da 50 mm = 2 x 2,6 tubo da 32 mm = 5,2 tubo da 32 mm.

Per un totale equivalente di 13 (3 + 4,8 + 5,2 ) tubi da 32 mm. Considerando la tabella di dimensionamento, è necessaria una cassetta di derivazione 480x160x70 mm (idonea ad accogliere n. 16 tubi da 32 mm).

Nel caso di contatori centralizzati, ogni unità immobiliare deve venire collegata al locale contatori con propria conduttura di alimentazione (è inoltre consigliabile predisporre un’ulteriore tubazione di riserva); in alternativa, se la conduttura è unica, ad esempio una canalina metallica, il cavo di alimentazione di ogni unità abitativa deve essere del tipo multipolare con guaina.

Figura 5.1. – montante realizzata con unica canalizzazione metallica e cavi multipolarimontante realizzata con unica canalizzazione metallica e cavi multipolari

5.2.3. Cavi

La sezione del cavo va scelta in funzione della corrente da trasportare in modo da non superare la portata termica del cavo stesso (Iz) e, in relazione alla lunghezza, per contenere la caduta di tensione. Poiché la caduta di tensione fra gruppo di misura e un qualsiasi punto dell’impianto non deve superare il 4%, è opportuno che la caduta di tensione sul montante non sia superiore al 2%. Secondo il capitolo 37 della norma CEI64-8 il montante non deve comunque presentare una sezione inferiore a 6mm2. La seguente tabella fornisce esempi di dimensionamento e di protezione da cortocircuito del montante tramite interruttori magnetotermici con caratteristica “curva C” (soglia magnetica di intervento compresa tra 5 a 10 volte la corrente nominale) posti alla sua base.

Potenza impegnabile 3 kW 4,5 kW 6 kW
Lunghezza massima 35 m 55 m 23 m 40 m 15 m 30 m 45 m
Sezione montante 6mm2 10 mm2 6 mm2 10 mm2 6 mm2 10 mm2 16 mm2
In minima interruttore alla
base del montante
16 A 25 A 32 A
I„ massima interruttore
alla base del montante
40 A 50 A 40 A 50 A 40 A 50 A 63 A

Tabella 5.5.-Dimensionamento colonne montanti

Questi esempi mantengono una caduta di tensione del 2% sul montante (rimanendo nel limite di lunghezza massima indicata) e tengono conto anche della possibilità offerta dai moderni contatori elettronici di prelevare, per un certo tempo, una potenza superiore a quella connaturale (potenza di picco).

Per la tipologia di cavo da utilizzare in base alla modalità di posa si può fare riferimento alla normativa classica. In linea di principio il montante può essere realizzato con cordine unipolari (N07V-K) se posato entro tubazioni plastiche dedicate (una tubazione per ciascun appartamento) e prive di promiscuità oppure in cavo multipolare (FG7(0)R o FROR) nel caso di canalizzazioni metalliche e/o comuni a più utenze. L’utilizzo di cavo FG7(0)R (o N1VVK sebbene ormai di scarso utilizzo) è sempre richiesto nel caso in cui una tratta delle condutture sia interrata (per questa modalità di posa è necessario che i cavi presentino guaina e tensione nominale 0,6/1 kV).

5.2.4. Montante di terra

Il montante di terra rappresenta l’interconnessione fra le masse presenti all’interno dell’abitazione e l’impianto di terra dell’edificio. Il conduttore di protezione costituente il montante di terra che serve l’unità immobiliare deve arrivare direttamente nel quadro elettrico di appartamento al fine di consentire il collegamento in entra-esci di un eventuale scaricatore di sovratensione SPD.collegamento corretto SPD

Figura 5.2. – Collegamento corretto SPD

Si precisa che in funzione del livello prestazionale dell’impianto (vedi sezione più avanti relativa ai livelli impiantistici), occorre prevedere l’impiego si SPD come di seguito indicato.

Livello 1 Livello 2 Livello 3
SPD all’arrivo linea se necessari
per rendere tollerabile il rischio 1
SPD all’arrivo linea se necessari
per rendere tollerabile il rischio 1
SPD nell’impianto ai fini della
protezione contro le sovratensioni
impulsive, oltre a quanto stabilito
per i livelli 1 e 2.

Tabella 5.6. – Installazione SPD secondo capitolo 37 norma CEI64-8

Per maggiori delucidazioni sulla necessità di prevedere SPD si rimanda al capitolo relativo alla
protezione contro le scariche atmosferiche.

Nel caso di complessi condominiali, il montante di terra può essere realizzato in 2 modalità (fra loro alternative oppure ridondanti);

– unico conduttore principale di protezione comune a più unità immobiliari su cui si attestano
i conduttori di protezione dei singoli appartamenti (il conduttore principale non deve essere
interrotto per eseguire il collegamento indicato!);

– conduttore di protezione di ogni singolo appartamento che si attesta direttamente sul nodo
equipotenziale alla base del montante (o in altro locale se opportunamente collegato con la
colonna montante).

5.2.5. Quadri elettrici

Il quadro elettrico (detto anche centralino) è il cuore dell’impianto elettrico di un’abitazione ed
è accessibile anche a coloro che non sono persone addestrate. Il quadro può essere del tipo ad uso domestico e similare, rispondente alla norma CEI 23-51. A seconda del luogo di installazione, il quadro può essere di tipo ad incasso nella muratura oppure a vista a parete.Scan edilnet

Figura 5.3. – esempio di quadro elettrico di appartamento

La settima edizione della norma CEI 64-8 ha introdotto novità anche per quanto riguarda le
prestazioni minime di questo componente. Nel seguito si riassumono le principali prescrizioni normative: i quadri dell’unità immobiliare devono essere dimensionati per il 15% in più dei moduli necessari, con un minimo di due moduli di riserva;

– il quadro elettrico deve essere dotato di un interruttore generale posto in una posizione facilmente accessibile ed identificato chiaramente;

– l’impianto deve essere protetto da almeno due interruttori differenziali, dividendo ad esempio il circuito prese dal circuito luci (la suddivisione dei circuiti su due o più interruttori
differenziali, serve a garantire la continuità di alimentazione almeno su una parte di impianto
quando un guasto ha provocato l’intervento di un interruttore differenziale; detta funzionalità
è definita “selettività orizzontale”);

– se è installato un interruttore differenziale generale, questo deve essere selettivo rispetto a
quelli a lui sottesi oppure deve essere dotato di dispositivo di richiusura automatica;

– i circuiti prese devono essere protetti contro il sovraccarico da dispositivi con corrente nominale non superiore alla corrente nominale più piccola delle prese presenti sul circuito.

La norma consiglia inoltre che:

– tutti gli interruttori differenziali siano del tipo insensibile ai disturbi o, in alternativa, a richiusura automatica;

– gli interruttori differenziali a protezione di condizionatori fissi o lavatrici, considerata la presenza di schede elettroniche all’interno di dette apparecchiature, siano di tipo A (idonei per correnti pulsanti unidirezionali).

È bene tuttavia ricordare che il consiglio di una norma è solo un suggerimento, che può essere seguito o meno.

Al fine di garantire una piena fruibilità ed un’agevole manutenzione dell’impianto elettrico, è
inoltre richiesto che questo sia suddiviso su più circuiti. Si definisce circuito quella parte di impianto che è sottesa ad un proprio interruttore automatico di protezione contro le sovracorrenti.

La suddivisione dei circuiti può avvenire per destinazione (circuito luce, circuito prese, circuito lavatrice,ecc. ) per zone, o da una loro combinazione. Alla sezione dedicata (6.5) è indicato il numero minimo di circuiti da prevedere a seconda della superficie dell’unità abitativa e del livello di impianto.

Per la piena comprensione del significato del termine “livello prestazionale dell’impianto” si
rimanda alla sezione “Definizione dei livelli impiantistici”.

5.3. Giunzioni e collegamenti elettrici

Per facilitare le modifiche e la manutenzione dell’impianto, la norma richiede che i cavi siano
sfilabili. Per questo è necessario che:

– il diametro delle condutture elettriche non sia inferiore a 16 mm;

– il diametro interno delle condutture elettriche di forma circolare sia almeno 1,5 volte il dia-
metro del cerchio realizzato dal fascio di cavi in esse contenuti;

– nelle cassette di derivazione sia garantita una riserva di spazio approssimativamente non
inferiore al 30% dello spazio occupato da cavi, morsetti, ecc.

Analogamente la norma cerca di migliorare il livello di sicurezza degli impianti imponendo che:

– le connessioni siano eseguite con appositi morsetti (sono vietate le connessioni per attorcigliatura dei conduttori e nastro isolante);

– l’entra-esci sui morsetti delle prese avvenga unicamente nell’ambito della stessa scatola portafrutti oppure tra due scatole adiacenti, ma mai oltre la seconda scatola (i cavi possono
invece attraversare più scatole senza alcun vincolo).

collegamento entra esci

Figura 5.4. – Collegamento in entra-esci

5.4. Definizione dei livelli impiantistici

Al fine di “misurare” la bontà di un impianto elettrico in un’abitazione, nella norma CEI 64-8
è stato introdotto il concetto di livello prestazionale. Complessivamente sono stati individuati 3 livelli; ciascun livello è contraddistinto da una dotazione funzionale e da una suddivisione minima dei circuiti terminali, entrambe in funzione della metratura dell’appartamento. La scelta del livello prestazionale è oggetto di accordo fra committente e impiantista/progettista.

Il primo livello è quello base e garantisce all’utilizzatore un impianto non solo sicuro, ma anche sufficientemente funzionale. I livelli due e tre hanno invece lo scopo di valorizzare impianti con prestazioni più elevate del minimo necessario e offrono la possibilità di classificare l’impianto di maggiore pregio, analogamente a quanto avviene già per gli impianti termici, dove il parametro di riferimento è il risparmio energetico. Ad esempio il livello due prevede, rispetto al livello uno, un numero maggiore di prese di corrente e di circuiti, il videocitofono e il controllo dei carichi elettrici.
Il terzo livello indica infine un impianto innovativo di pregio e prevede, fra l’altro, anche le funzioni domotiche. Le dotazioni minime richieste per i livelli indicati saranno esplicitate nelle sezioni successive.

Si precisa che la superficie considerata per la determinazione del numero minimo di dotazioni indicato nelle sezioni successive è riferita alla “superficie calpestatole” dell’unità immobiliare,
escludendo quelle esterne (portici, terrazzi, ecc.) e le eventuali pertinenze.

T 5.5. Numero minimo di circuiti e relativa suddivisione

Si definisce circuito quella parte di impianto che è sottesa ad un proprio interruttore automatico di protezione contro le sovracorrenti.

Sono esclusi nel conteggio minimo dei circuiti:

– linee di alimentazione di cantina, box e soffitta;

– i circuiti che alimentano direttamente gli apparecchi come ad esempio la caldaia o lo scaldacqua.

La suddivisione dei circuiti può avvenire per destinazione (circuito luce, circuito prese, circuito lavatrice, ecc.) sia per zone, o da una loro combinazione.

Nella tabella sotto riportata è indicato il numero minimo di circuiti da prevedere a seconda della superficie dell’unità abitativa e del livello di impianto.

Ambiente Livello 1 Livello 2 Livello 3
superficie < 50 m2 2 3 3
50 m2 < superficie < 75 m2 3 3 4
75 m2< superficie < 125 m2 4 5 5
superficie» 125 m2 5 6 7

Tabella S.7. – Numero minimo di circuiti

Come già specificato, la scelta dei circuiti c la suddivisione dei vari apparecchi utilizzatori non
è specificata nella Norma ed è lasciata alla discrezione del progettista/installatore.

In generale si possono seguire le seguenti suddivisioni e le loro combinazioni:

– suddivisione in circuiti separati per le prese e per l’illuminazione;

– circuiti suddivisi per zone;

– circuiti individuali per particolari carichi (frigorifero, condizionatore, impianti di allarme, ecc.).

Gli obiettivi che si ottengono con un’adeguata suddivisione di un impianto domestico in diversi circuiti sono fondamentalmente i seguenti:

– facilitare la ricerca di eventuali guasti e la manutenzione sull’impianto. Ad esempio, suddividendo l’illuminazione in due o più circuiti (“zona giorno” e “zona notte”), sarà possibile
cambiare una lampadina in piena sicurezza senza togliere la luce a tutto l’appartamento, ma
solo alla zona interessata;

– ridurre gli inconvenienti che potrebbero derivare da un guasto su una parte di impianto. Ad
esempio, in caso di guasto sull’impianto di condizionamento, se esso è dotato di circuito
individuale, sarà possibile escluderlo, continuando ad usare il resto dell’impianto;

– permettere il mantenimento dell’alimentazione a particolari apparecchi utilizzatori in caso di assenza prolungata. Ad esempio, realizzando circuiti separati per frigorifero e congelatore,
quando si lascia l’abitazione vuota durante le vacanze, sarà possibile mantenere alimentate
solo queste utenze prioritarie e togliere tensione al resto dell’impianto, a vantaggio della
sicurezza dei vari apparecchi.

Si ricorda infine che, come già evidenziato nella sezione relativa ai quadri elettrici, è necessario prevedere almeno due dispositivi differenziali a protezione dell’impianto al fine di garantire un’idonea selettività orizzontale.

▼ 5.6. Punti luce

La dicitura “punto luce” in gergo comune si riferisce a tutti i punti dell’abitazione nei quali vi
è erogazione o modulazione di energia elettrica. È una definizione molto generica e semplicistica, dato che racchiude interruttori, deviatori, invertitori, prese di corrente, prese tv, portalampade ecc.
La norma CEI64-8 indica invece come “punto luce” un punto dove può essere collegato un apparecchio di illuminazione, sia esso a soffitto o a parete. Per esigenze estetiche il punto luce così definito può essere sostituito da una presa comandata destinata ad alimentare una piantana o una lampada da tavolo.

Nella tabella sotto riportata è indicato il numero minimo di punti luce da prevedere in funzione della destinazione d’uso del locale e del livello di impianto.

Destinazione d’uso del locale Numero di punti luce
Livello 1 Livello 2 Livello 3
Ingresso 1 1 1

1

Angolo cottura 1
Cucina 1 2 2
Lavanderia 1 1 1
Locale da bagno 2 2 2
Locale servizi (WC) 1 1 1
Corridoio lungo fino a
5 m
1 1 1
più lungo di
5 m
2 2 2
Balcone o terrazzo se superficie >
10m2
1 1 1
Ripostiglio se superficie >
lm2
1 1 1
Cantina/soffitta 1 1 i

1

Box auto 1 1 .  « !
Destinazione d’uso del locale Numero di punti luce
Livello 1 Livello 2 Livello 3
Giardino se superficie >
10m2
1 1 1
Altri locali (camera d letto, soggiorno, studio,
ecc.)
superficie <
12m2
1 2 2
12 m2 < superficie < 20 m2 1 2 3
superficie >
20 m2
2 3 4

Tabella 5.8. — Numero minimo di punti luce

Inoltre, se l’ingresso è costituito da un corridoio più lungo di 5 metri, è necessario aggiungere
un punto luce.

Per quanto riguarda la posa degli apparecchi illuminanti non esistono particolari disposizioni
normative. E sufficiente siano idonei al punto di installazione e sia mantenuta una distanza di sicurezza dagli oggetti combustibili illuminati, in particolare:

– 0,5 m per proiettori fino a 100W;

– 0,8 m per proiettori fra 100W e 300W;

– 1 m per proiettori fra 300W c 500W.

In merito all’idoneità del componente al punto di installazione, oltre al grado di protezione IP,
occorre verificare che:

– la superficie su cui sono montati non sia infiammabile (ad esempio legno di spessore inferiore a 2 mm);

– se montati su superfici normalmente combustibili (ad esempio legno) siano idonei a questo
tipo di posa;

– se montati a portata di mano, non presentino temperature superficiali che possono provocare ustioni.

5.7. Punti presa energia

Il punto presa energia corrisponde ad un punto di alimentazione di una o più prese all’interno di una stessa scatola. Questo implica che più prese installate nella stessa scatola, costituiscono un solo punto presa.

Nella tabella sotto riportata è indicato il numero minimo di punti prese energia a seconda della destinazione d’uso del locale e del livello di impianto.

Destinazione d’uso del locale Numero di punti prese energia
Livello 1 Livello 2 Livello 3
Ingresso 1 1 1
2 2 3
Angolo cottura (di cui 1 (di cui 1 (di cui 2
sul piano lavoro) sul piano lavoro) sul piano lavoro)
I …..

Destinazione d’uso del locale

—  — ……..  ……….  . — :

Numero di punti prese energia

Livello 1 Livello 2 Livello 3
Cucina Consigliate prese
schuko(S30)
5

(di cui 2
sul piano lavoro)

6

(di cui 2
sul piano lavoro)

7

(di cui 3
sul piano lavoro)

Lavanderia Consigliata presa
schuko (S30) per la
lavatrice
3 4 4
Locale da bagno 2 2 2
Locale servizi
(WC)
1 1 1
Corridoio lungo fino a 5 m 1 1 1
più lungo di 5 m 2 2 2
Balcone o terrazzo se superficie >
10m2
1 1 1
Ripostiglio se superficie > lm2 1 1 1
Cantina/soffitta 1 1 1

_

Box auto 1 1 1
Giardino se superficie >
10m2
1 1 1
Altri locali (camera
da letto, soggiorno,
studio, ecc.)
superficie < 12m2 4 4 5
12 m2 < superficie
< 20 m2
5 7 8
superficie > 20 m2 6 8 10

Tabella 5.9. – Numero minimo di punti prese energia

Si evidenzia che:

– nel locale camera da letto può essere installato un punto presa in meno rispetto a quelli indicati;

– se nel locale da bagno non è prevista l’installazione di una lavatrice (mancanza di attacco
idraulico), è possibile installare un solo punto presa;

– per quanto riguarda il livello 1, negli ambienti identificati con la tipologia “altri locali” è
possibile spostare, in una certa misura, prese da un locale all’altro purché il numero totale
di prese a servizio dell’appartamento rimanga invariato. Il numero di prese che è possibile
spostare è il seguente:

–   superficie < 12 m2: 1 presa;

–   12 m2 < superficie < 20 m2:   2 prese;

–   superficie > 20 m2: 3 prese.

– almeno una presa deve essere installata in prossimità della porta del locale;

– i punti prese previsti come inaccessibili, ad esempio ubicati dietro i mobili della cucina, devono essere comandati da un interruttore di manovra onnipolare;

– le eventuali prese TV presenti nel locale necessitano in prossimità di una                            presa energia;

– ad ogni presa telefono/dati deve essere associata una presa energia;

– i punti di alimentazione diretti devono essere controllati da un interruttore di comando

onnipolare.

▼ 5.8. Illuminazione di sicurezza

Viene richiesta un’illuminazione di sicurezza per permettere la mobilità delle persone in mancanza dell’illuminazione ordinaria. A tale scopo sono sufficienti dispositivi estraibili purché non
alimentati tramite presa a spina.

Nella tabella sotto riportata è indicato il numero minimo di punti luce di sicurezza a seconda della
superficie dell’unità abitativa e del livello di impianto.

Superficie dell’unità abitativa Numero di punti luce sicurezza
Livello 1 Livello 2 Livello 3
Unità abitativa di superficie fino a 100 m2 1 2 2
Unità abitativa di superficie superiore a 100 m2 2 3 3

Tabella 5.10. – Numero minimo di punti luce di sicurezza

▼ 5.9. Scaricatori di sovratensione (SPD)

È necessario effettuare la valutazione del rischio di fulminazione dell’unità abitativa in conformità a quanto prescritto delle norme CEI EN 62305. Gli SPD vanno previsti per qualunque livello qualora la loro presenza fosse necessaria per la sicurezza delle persone (al fine di rendere tollerabile il rischio 1). Si evidenzia che, nel caso di complessi condominiali, la valutazione deve essere eseguita per l’intero edificio e se questo non risultasse autoprotetto, è necessario prevedere scaricatori di sovratensione per ciascuna fornitura di energia elettrica (abitazioni private e parti comuni).

Questo anche in caso di compartimentazioni REI 120 orizzontali perché la corrente di un fulmine che colpisce l’edificio lo percorre tutto prima di disperdersi a terra e può quindi provocare danno in qualunque parte di esso. Unica eccezione potrebbe essere rappresentata nel caso in cui fossero realizzate compartimentazioni REI 120 verticali e non fossero presenti impianti comuni fra le compartimentazioni; si tratta tuttavia di una situazione difficilmente realizzabile. Le figure seguenti esplicitano graficamente quando indicato.Scan1

Figura 5.5. — Compartimentazioni rei 120 orizzontali

Per la protezione contro i fulmini va considerato l’intero edificio perché la corrente di fulmine che lo colpisce percorre tutto l’edificio prima di disperdersi a terra, e può quindi provocare danno in qualunque parte di esso.

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